Abbazia di San Pietro in Perugia (1002 - 1934)
75 unità archivistiche di primo livello collegateFondo
Consistenza archivistica: 1804 unità
Il fondo si compone complessivamente di 1804 unità, cronologicamente comprese tra il 1002 e il 1934, si articola in nove serie archivistiche: Diplomatico, Libri contractuum, Protocolli diversi, Mazzi, Diversi, Libri economici, Piante, Miscellanea, Inventari. Rispetto alle serie individuate nei precedenti strumenti di ricerca si è provveduto ad inserire la serie Inventari, per fornire una descrizione sistematica dei vari strumenti di corredo prodotti nel corso del tempo, e la serie Miscellanea, per raccogliere tutti quei documenti che Lamberti e, prima di lui, Cappelli avevano trattato come “aggiunte”, nonché altro materiale rinvenuto successivamente. Parte del materiale, quello cronologicamente compreso tra la seconda metà del sec. XVI e il 1971, è descritto in un inventario cartaceo dattiloscritto anonimo e privo di data, certamente realizzato sotto la guida di D. Costanzo Tabarelli, monaco benedettino, paleografo, studioso, editore di fonti ed archivista del Monastero fino al 1998. Si tratta di n. 31 faldoni contenenti materiale eterogeneo: documenti, per la quasi totalità del sec. XIX, ordinati per 88 nominativi di personalità facenti parte della famiglia benedettina o legate a vario titolo con il Monastero (certificati, attestati, diplomi, patenti, memorie, corrispondenza, documenti contabili, inventari, carte relative alle eredità, perizie, poesie, cartoline, ecc.), documentazione normativa e/o legata ai procedimenti legali, atti riferiti alla gestione amministrativo−contabile del Monastero e dei suoi possedimenti, progetti, documentazione su chiese e conventi (assegnazione di parroci, carteggio, notizie storiche, vertenze, amministrazione, ecc.), materiale legato alla descrizione del patrimonio storico−artistico, della biblioteca e dell’archivio, documentazione musicale, scritti dei monaci, prediche, opuscoli, quotidiani. Nell’inventario dell’ “Archivio privato” sono descritte anche 85 vacchette delle messe sia di San Pietro che di altre chiese (1658−1966), n. 15 unità riferite all’amministrazione e n. 31 registri dei visitatori di San Pietro del XXI secolo. Questa documentazione, che solo in piccola parte è relativa al secolo XX, con molta probabilità era stata, a tempo debito, oculatamente selezionata e trattenuta dai monaci (materiale uguale e/o affine per tipologia, cronologia e contenuto è raccolto nelle serie Mazzi e Diversi) ed è pervenuto in archivio successivamente alla realizzazione dell’inventario di Callisto Maria Lamberti. Al di fuori del nucleo documentario denominato “Archivio privato”, occorre, per completezza, segnalare la presenza nel deposito di altre 36 unità, tra registri, volumi e fascicoli, contrassegnati con la sigla “M.s.”, numerati progressivamente e conservati unitamente al materiale dell’“Archivio privato”, ma non descritto nel relativo inventario. Il materiale, cronologicamente compreso tra i secoli XV−XX, manoscritto e a stampa, riguarda cronache del Monastero di San Pietro e della parrocchia di San Costanzo, registri riferiti ai novizi, un “Libro degl’Ordini”, un diario monastico, memorie, inventari, repertori per l’ufficio liturgico, componimenti poetici, raccolte di documenti, un trattato di teologia, prediche, notizie sulle fabbriche del Monastero, descrizione della chiesa di San Pietro, indici delle messe. Nella sala contigua al deposito, è stata recentemente sistemata la biblioteca dell’archivio, aggiornata e disposta in scaffali metallici ad opera dell’abate emerito di Pontida, padre Giustino Farnedi, membro del Monastero perugino dal 2004, con la collaborazione del dott. Leonardo Lolli.
Storia archivistica:
L’incarico di procedere al lavoro di verifica dei pezzi costituenti l’archivio dell’Abbazia di San Pietro, di proprietà della Fondazione per l’Istruzione agraria in Perugia, e della loro informatizzazione sul software Sesamo è stato affidato dalla Soprintendenza archivistica per l’Umbria sulla base dell’accreditamento di finanziamenti da parte del vice commissario delegato per i beni culturali per l’Umbria a seguito del sisma del 1997. Il lavoro, assegnato nel novembre 2002 si è articolato in più fasi scandite dall’avvicendarsi delle disponibilità di risorse economiche e da pause imposte dalla ristrutturazione dei locali adibiti ad archivio e deposito, fino all’ultimo intervento, che, da marzo 2006, è terminato nel dicembre di detto anno. Il coordinamento scientifico del progetto è stato effettuato dalla dott.ssa Stefania Maroni, funzionario della Soprintendenza archivistica per l’Umbria. Il fondo si presentava già ordinato con le serie perfettamente individuate ed evidenti anche ad un sommario esame visivo: al loro interno le unità e i fascicoli – laddove ve ne erano – apparivano distinti e numerati. Presenti anche numerosi strumenti di corredo, a testimonianza dell’attenzione dei monaci alla tenuta delle proprie carte e della loro memoria, ossia indici, repertori, inventari, comprensivi di tutta la documentazione o di una parte, redatti nel passato con criteri diversi. Il lavoro è iniziato effettivamente nella primavera del 2003 ed è stato realizzato sulla base dell’ “Inventario delle carte e libri conservati nell’Archivio della Badia di San Pietro in Perugia”, redatto dal monaco di Pontida Callisto Maria Lamberti dal 1931 al 1934, l’ultimo strumento di corredo comprensivo di tutto il materiale presente fino al 1934, in ordine di tempo, dunque il più aggiornato in riferimento alle nuove acquisizioni e sufficientemente funzionale rispetto alle esigenze di chiarezza ed esaustività richieste dagli studiosi. Si tratta di un inventario topografico che ricalca la struttura impostata nel 1890 da Adriano Cappelli, incaricato, della redazione dell’inventario ministeriale, e che descrive le serie non secondo l’ordine logico legato alle attività del Monastero Benedettino di Perugia, ma secondo un principio che si riferiva meramente alla distribuzione delle varie unità nelle stanze che all’epoca li accoglievano. Il lavoro è consistito nell’analisi sistematica di ciascun pezzo, nel raffronto tra i dati successivamente esperiti e quelli riportati nell’inventario Lamberti e anche nei precedenti strumenti di ricerca, nella loro eventuale rettifica, nell’analisi delle nuove accessioni mai state fino ad ora oggetto di descrizione archivistica, nella segnalazione di ciò che non è più presente e, in ultimo, dopo la redazione di schede cartacee funzionali allo svolgimento del lavoro, nell’immissione nell’applicativo Sesamo. L’adozione di tale programma informatico, distribuito a seguito di una convenzione tra la Regione Lombardia e la Direzione Generale per gli Archivi per la diffusione a livello nazionale ad operatori archivistici e ad enti pubblici e privati, ha consentito la descrizione delle unità secondo un modello mutuato dagli standard internazionali ISAD (G) per la descrizione archivistica: essendo, poi, dotato di un ambiente apposito di interrogazione e di presentazione dei dati, ha notevolmente facilitato la consultazione e la ricerca. Di fatto il 1892, anno di istituzione della Fondazione per l’Istruzione agraria in Perugia, ha costituito l’estremo recente della documentazione da esaminare, e costituisce senz’altro una cesura dal punto di vista istituzionale, che però non può essere così netta se rapportata al materiale archivistico: questo valga a giustificare la presenza di documentazione – registri e fascicoli – che iniziati prima del detto anno o già sistemati all’interno delle serie nella descrizione di Lamberti, per completezza del lavoro di analisi e verifica delle serie cui appartengono non sono stati omessi. A seguito dei lavori di ristrutturazione, resi necessari dopo il sisma del 1997, è stato creato un deposito nell’area compresa tra il tetto e il solaio della navata sinistra della basilica – area comodamente accessibile e fruibile – in cui la documentazione archivistica, esclusa quella delle serie Diplomatico, Piante e Miscellanea, e i “Codici manoscritti” è stata disposta in armadi metallici a doppia porta scorrevole a rete. In tale deposito è anche conservato quello che è denominato l’ “Archivio privato” del Monastero, l’insieme cioè di tutte quelle carte del passato e quelle ancor oggi prodotte dalla Comunità Benedettina che, seppur non più detentrice dell’antico patrimonio, è ancora presente e attiva nel contesto sociale e religioso della città.
L’archivio dell’Abbazia di San Pietro è stato oggetto di molteplici ordinamenti che hanno sortito l’effetto di produrre strumenti di corredo di varia tipologia e impostazione metodologica. Il primo in ordine di tempo è l’ “Indice Generale”, redatto dall’archivista della Congregazione Cassinese Cornelio Margarini, che analizza la documentazione e individua un insieme di “materie”, riferite ad argomenti suggeriti dalle carte stesse su cui basare il suo ordinamento: privilegi, Congregazione Cassinese, benefici, donazioni, esenzioni e oneri, enfiteusi, Collemedio, Ripabianca, Pantasilea Vibia, Casalina, diritti del Monastero, diritti esterni al Monastero, piante. Viene effettuata una cernita tra il materiale presente in archivio negli anni Sessanta del Seicento e la documentazione più importante e interessante viene organizzata in “Libri” (gli attuali 47 registri della serie Protocolli diversi), Instrumenta, cioè i protocolli notarili della serie Libri contractuum e alcuni catasti e registri di pagamenti di censi e canoni ora nella serie Diversi e “Chartulae”, ossia tutto il materiale della serie Diplomatico e di Piante. I “libri” vengono probabilmente confezionati in concomitanza con tale ordinamento, rilegando materiale eterogeneo per tipologia ed epoca ma affine per argomento e contraddistinti da lettere alfabetiche in sequenze ripetute da “A” ad “AAA”: le pergamene, piante e registri vengono sistemati in 13 cassette e ad ogni unità viene assegnato un numero scritto con cifre arabe da 1 a 491 e da 552 a 691. L’intervallo di numeri dal 492 al 541 viene impiegato per i registri di protocolli notarili, da 542 a 551 per i catasti e registri di pagamento dei censi e canoni. Lo schema riassuntivo di tale disposizione è riportato nelle ultime carte del secondo tomo dell’ “Indice generale” e anche in quello che è stato definito l’ “Indice vecchio delle Pergamene”, uno strumento di lavoro, forse prodotto in parte dallo stesso Margarini e in parte da un ignoto autore successivo, assolutamente utile poiché, descrivendo il contenuto di ogni singola cassetta, consente una più facile individuazione delle singole carte. Dopo Margarini, c’è un altro intervento di un autore – forse un monaco del Monastero – sulla cui identità, al momento, non si hanno notizie, che compie di fatto un oneroso e certosino lavoro, lasciando tracce del suo operare sui documenti fino alla metà del Settecento. Costui passa in rassegna una consistente quantità di carte confluite poi nei Protocolli diversi formatisi dopo l’ “Indice generale” o nella serie Mazzi, le regesta e le numera con cifre arabe o romane; crea, inoltre, repertori iniziali in alcuni protocolli notarili e rende conto delle nuove acquisizioni del Diplomatico e delle Piante, apponendo sul verso di ognuna numeri a caratteri romani e scrivendone, anche qui, il regesto. Nel corso del Seicento e Settecento molti monaci si avvicendano alla cura dell’archivio, come si evince dalle “Memorie del Monastero dal 1695 al 1762. Un altro significativo momento nella storia archivistica del fondo è costituito dall’intervento di Giuseppe Belforti, insigne erudito perugino, chiamato nel 1800 dall’allora abate Stefano Rossetti a redigere l’ “Indice Nuovo de’ Libri e Scritture dell’Archivio del Venerabile Monastero di San Pietro”, all’indomani del ripristino, nel 1799, del Monastero, che era stato soppresso nel giugno del 1798, a seguito degli effetti della ventata rivoluzionaria di fine secolo. Per la prima volta vengono inseriti nella descrizione 198 registri dei Libri economici (mai compresi nelle analisi dei precedenti riordinatori perché, forse, non conservati in archivio), individuati da una numerazione progressiva (alcuni dei quali cartulati dallo stesso Belforti), i “Libri diversi” e le “Scritture diverse raccolte in Mazzi”, che lui stesso provvede a organizzare e condizionare in fascicoli. Le serie al loro interno vengono ordinate nel rispetto dell’ordinamento originale e cioè secondo la progressione alfabetica (Protocolli diversi), numerica (Mazzi, contrassegnati da numeri romani, Libri diversi e Piante da numeri arabi) o seguendo, a parte qualche eccezione ed imprecisione data da errata interpretazione, la prosecuzione cronologica (Pergamene ossia Diplomatico, Libri d’istromenti cioè i Libri contractuum e Libri economici). Successivamente D. Mauro Bini, attivo nel Monastero nella prima metà del secolo XIX, “per suo studio particolare” redige l’ “Indice ragionato di tutte le Pergamene esistenti nell’Archivio del Monastero di San Pietro di Perugia”, giustificando la redazione di un nuovo strumento con l’esigenza di rendere conto dei “monumenti” dell’archivio, già in passato oggetto di dispersioni e di spostamenti, e soprattutto di ovviare all’ “Indice nuovo” del “laboriosissimo cittadino” Giuseppe Belforti, in quanto tale strumento “non riuscì troppo esatto e vi si trovano anacronismi nella distribuzione, errori nel nome della persona e nella data de’ tempi”. Ma Bini non riesce nell’intento di offrire uno strumento corretto ed esaustivo, perché commette alcuni errori di datazione, di lettura di nomi, di trascrizione della segnatura, imputabili anche alla trasposizione nel suo indice di un consistente numero di dati. Nel 1890 Adriano Cappelli (1859-1942), sottoarchivista del regio archivio di Milano, viene chiamato a San Pietro, a seguito della morte dell’abate Luigi Manari, avvenuta il 26 febbraio 1890, per redigere un inventario ministeriale, essendosi verificate le condizioni previste dal decreto Pepoli del 13 novembre 1860. Il materiale del Diplomatico viene distinto in “Diplomi imperiali, bolle e brevi pontifici” e “Atti notarili” e viene inventariato tenendo presente l’ “Indice ragionato” di Bini, e dunque secondo la progressione cronologica, perpetuando però le stesse imprecisioni. Cappelli, inoltre, omette, per dimenticanza, la descrizione di alcune unità, attribuisce una numerazione non sempre rigorosa, con la presenza di “bis” o con l’omissione di alcuni numeri, senza però apporla nei singoli pezzi. Pochi anni dopo, nel 1902, l’allora abate Silvano De Stefano (1835-1908), già monaco dell’Abbazia di Cava de’ Tirreni ed esperto di archivi, redige, quale conservatore dell’archivio, un “Regesto in Transunto dell’Archivio” per pubblicare un “resoconto dettagliato diviso in parti per facilitare la ricerca degli originali … e per dare una chiara cognizione di questo Archivio e invogliare qualche studioso a farne oggetto di utili ricerche”. Il regesto organizza la documentazione in otto parti: San Pietro, Congregazione Cassinese, Santa Maria di Monteluce, Varia, Alberi genealogici, Piante di terreni e case, Libri manoscritti e Perugia. Nel 1917 viene redatta una copia dell’inventario Cappelli, resasi necessaria per inserire delle modifiche e soprattutto per fornire una “veste grafica” più appropriata all’inventario più recente, comprensivo di tutto il materiale, e, dunque, strumento di continuo utilizzo e costante riferimento. L’ultimo intervento in ordine di tempo viene effettuato dal monaco di Pontida Callisto Maria Lamberti (1887-1963), che viene incaricato di redigere uno strumento più aggiornato, in seguito anche alla riconsegna dell’archivio ai monaci fatta nel 1920. Nell’inventario-catalogo, realizzato negli anni 1931-1934, Lamberti cerca di rendere visibile l’appartenenza delle unità alle varie serie scrivendo le relative sigle e posizioni in maniera evidente e, pur ricalcando l’impostazione concettuale e strutturale del precedente inventario ministeriale e non procedendo per serie organizzate secondo un ordine gerarchico, fornisce comunque una descrizione soddisfacente ed esaustiva del materiale. Doveroso ricordare D. Costanzo Tabarelli (1920-1998), esperto studioso, paleografo e diplomatista di indubbio merito e per anni conservatore dell’archivio. La sua presenza, la sua dedizione e la sua competenza hanno permesso a molti studiosi e ricercatori di accedere agevolmente alla documentazione, trovando in lui un “prezioso strumento di corredo vivente”. A lui si deve la pubblicazione delle carte più antiche dell’abbazia con Tommaso Leccisotti e quella del Liber contractuum relativo agli anni 1331 e 1332, nonché puntuali e preziosi interventi sulla documentazione (nuova collocazione a documenti non compresi nell’inventario Lamberti, cartulazione di registri, ordinamento di materiale, fascicolazioni, notazioni a correzione degli errori in date, nomi e regesti, spogli, sistemazione dei “Codici manoscritti”), volti sempre ad organizzarla nel migliore dei modi e garantirne, così, una più ampia fruizione. A lui direttamente o, comunque, alla sua valente collaborazione si deve l’ordinamento, l’inventariazione e la relativa realizzazione dell’inventario dattiloscritto di quello che è denominato “Archivio privato”, nonché la prosecuzione del lavoro di pubblicazione di altri documenti della serie Diplomatico. Per dare un quadro completo degli interventi sulla documentazione conservata a San Pietro, occorre segnalare, in ordine di tempo la pubblicazione di altri 18 documenti ad opera di un gruppo di studenti nell’ambito di un seminario presso la Facoltà di Lettere e filosofia nel 1983, l’ordinamento e catalogazione del materiale musicale, raccolto nelle 13 unità della serie Mazzi (nn. CCXXVII-CXXXIX), da parte di Bianca Maria Brumana, la descrizione analitica di alcune unità della serie Piante, realizzata da Maria Grazia Bistoni Colangeli e l’edizione da parte dell’abate Pietro Elli, nel 1999, del registro Diversi, 6, relativo al pagamento dei censi e dei canoni degli anni 1338-134149. Nel 2011 l’abate Farnedi con il testo L’Abbazia di San Pietro e gli studi storici, che fornisce sia informazioni sulla storia dell’archivio sia una bibliografia storico-ragionata di 1553 titoli, ha realizzato un ulteriore strumento per rendere conoscibile e fruibile questo prezioso patrimonio culturale italiano.
Lingua della documentazione:
- lat
- ita
Soggetti conservatori
Soggetti produttori
- Abbazia di San Pietro in Perugia 0966 - 1890
Link risorsa: https://archivio.centrostudiventotene-santostefano.it/fonds/5096